Perchè Shakespeare ha ambientato così tante opere in Italia?
Tante sono le ipotesi e ognuno potrà scegliere la preferita, anche perché della vita del Bardo di Avon se ne sa ufficialmente davvero poco e tutto quello che si sa con certezza lo raccontiamo attraverso la lezione spettacolo “Il Signor William“.
Shakespeare ha ambientato in Italia 106 scene, in cui si possono trovare oltre 800 riferimenti all’Italia in generale: 400 riferimenti a Roma, 52 a Venezia, 34 a Napoli, 25 a Milano, 23 a Firenze, 22 a Padova e 20 a Verona. Oltre a questi si possono trovare riferimenti casuali, ma precisi, di Genova, Mantova, Pisa, Ferrara, Lizza Fusina, Villafranca di Verona, Messina e molto altro.
Ma Shakespeare vide l’Italia con i suoi occhi o la conobbe solo attraverso il racconto di chi c’era stato e i numerosi testi italiani pubblicati a Londra?
Una teoria dice che il drammaturgo inglese non abbia mai visitato il “Bel Paese”, ma è certo che l’Inghilterra della seconda metà del Cinquecento e l’inizio del Seicento osservava attentamente l’Italia in un modo particolarmente complesso e contraddittorio.
Da una parte, vista la separazione religiosa provocata dalla riforma, l’Italia era vista come la terra del vizio, degli omicidi, dei complotti, dei veleni e dei tradimenti. Questi aspetti erano legati soprattutto alla fama di Roma e del papato, ambienti in cui la depravazione e la corruzione della famiglia dei Borgia faceva considerare la città come la sede terrena dell’anticristo. Pur utilizzando personaggi fortemente drammatici e moralmente abietti come Shylock e Iago, Shakespeare evita una visione di un’Italia esageratamente sanguinosa, preferendo approfondire la psicologia e il dramma interno dei personaggi.
Dall’altra, l’Inghilterra guarda all’Italia con ammirazione: culla del Rinascimento, il centro della cultura. Pare che Shakespeare abbia preso ispirazione (e qualcosa di più) soprattutto attingendo alla novellistica italiana e rifacendosi ai grandi autori italiani come Boccaccio, Bandello, Ariosto. Naturalmente non conoscendo l’Italia ci sono alcuni errori geografici palesi, ad esempio nella “Tempesta” e nei “Due gentiluomini di Verona” Prospero e Valentino salpano rispettivamente per Milano e Verona, malgrado entrambe le città si trovassero distanti due giorni abbondanti di viaggio dal mare.
Un altro punto di vista mostra William Shakespeare così attratto delle ambientazioni esotiche, da riportare in molte sue commedie il fascino di lontane culture che per gli inglesi in epoca elisabettiana venivano avvertite come “calde” e passionali. Risulta piuttosto logico che per parlare d’amore il luogo più adatto debba avere un colore e un sapore mediterraneo!
“Essere o non essere” Shakespeare era italiano?
Una terza ipotesi, forse quella più dibattuta, mette in discussione l’identità inglese del Bardo e racconta di un William Shakespeare di origine italiana assimilato allo scrittore, traduttore e linguista Giovanni Florio. Nei testi di William si trovano parole, neologismi e proverbi coniati proprio dal Florio, e addirittura pare che tre sue frasi sarebbero diventate i titoli di tre commedie shakespeariane.
Ultima (non per fascino) la tesi per la quale il Shakespeare fosse italiano, ma identificato con il siciliano Michelangelo Florio Crollalalanza (imparentato con il già citato Giovanni Florio), fuggito con la famiglia di espressa fede calvinista, che a Londra avrebbe vissuto sotto falso nome, traducendo il nome della madre: Guglielma (William) Scrollalanza (Shake=scrollare/Speare=Lancia).
Michelangelo inoltre, prima di raggiungere l’Inghilterra sì rifugiò in più località della Sicilia e dell’Italia del Nord tra cui Venezia, Padova e Verona e scrisse varie opere tra cui Troppu trafficu pì nnenti (in dialetto messinese) che incredibilmente ricorda la commedia shakespeariana Molto rumore per nulla ambientata proprio a Messina!
Insomma, nei testi di Shakespeare, l’Italia è spessissimo protagonista: quasi la metà delle sue opere hanno come sfondo la nostra bella nazione. E che fosse inglese, italiano o soltanto ammaliato dal “bel paese”, ciò che realmente importa è che Shakespeare regala ancora oggi storie incredibili e affascinanti misteri, grazie ai quali ci fa viaggiare con la fantasia e con l’immaginazione.
Non è proprio questo il vero talento di uno scrittore?
Claudia Gafà
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